Comune di Altomonte - Storia e galleria fotografica
Galleria fotografica
Altomonte è una delle cittadine più suggestive della provincia di Cosenza, meta di turisti e di cittadini calabresi,
dove l'ospitalità e la cordialità fanno da prezioso corollario alle bellezze storico-artistiche e naturalistiche che
possiede.
Definita "città dei matrimoni" per la splendida cornice che offre e che induce le coppie a sposarsi nei
suoi palazzi gentilizi, nel castello e tra le strade del delizioso borgo, Altomonte gode di una serie di riconoscimenti ed
è teatro di importanti manifestazioni cadenzate lungo il corso dell'anno e organizzate dall'Amministrazione Comunale.
Si trova a 57 km da Cosenza e le sue prime notizie risalgono al 77 d.C. quando Plinio, nella Naturalis historia, racconta di un ottimo vino proveniente dalla città diBalbia riconosciuta sul suolo dell'odierna Altomonte. Nel basso medioevo si trova menzione della città come Bragallum, Brahalla o Brakhalla e, nel XIV secolo, è citata nella documentazione angioina come feudo di Filippo Sangineto con il nome di Altofluvius (Altofiume).
Giovanna I di Napoli, nel 1337, le attribuì il definitivo toponimo mantenuto ancora oggi. Fu sotto il dominio dei Sangineto che Altomonte assunse lo splendido e suggestivo aspetto che la rende oggi un unicum nel nostro panorama provinciale e, con i Sanseverino (XV secolo), divenne meta degli Ordini religiosi dei Domenicani e dei Minimi fino all'eversione della feudalità (1806) e all'allontanamento dei Principi.
Si rifugiò ad Altomonte Tommaso Campanella durante la sua fuga dal governo spagnolo e qui strinse amicizia con il filosofo altomontese Giovan Francesco Branca (1589) componendo il trattato Philosophia sensibus demonstrata basato sulle idee telesiane anti-aristoteliche.
La bellezza di Altomonte si evince oggi dal giudizio unanime degli abitanti e dei visitatori nonchè dal suo essere un suggestivo scrigno di opere d'arte tra le quali la chiesa di Santa Maria della Consolazione edificata tra il 1342 ed il 1345 per volere di Filippo Sangineto e ritenuta il più pregevole esempio di architettura gotico-angioina presente in Calabria.
E' opportuno precisare che l'impianto voluto da Filippo Sangineto sorse su una preesistenza risalente ai tempi del dominio normanno dedicata a Santa Maria dei Franchis.
Sulla facciata si trovano lo splendido rosone di oltre sei metri di diametro ed il portale con arco a sesto acuto sul quale se ne innesta un altro leggermente ribassato con, alla sommità, lo stemma gentilizio della famiglia Sangineto.
La pianta della chiesa è a croce latina e navata unica e presenta due cappelle laterali coperte a crociera.
L'interno della chiesa è illuminato dalle bifore e dalle finestre circolari polilobate presenti nel coro nonché dall'ampia trifora della parete absidale, sotto cui si ammira il monumento sepolcrale dei Sangineto nella cui arca furono sepolti i membri della potente famiglia di feudatari.
Sul fianco sinistro della navata si trova il sepolcro di Giovannello con un affresco raffigurante la Madonna della Consolazione per la cui datazione si è proposto l'arco cronologico 1342-1345.
L'ingente patrimonio storico-artistico custodito nella chiesa di Santa Maria della Consolazione annovera l'altare ligneo dedicato a San Michele Arcangelo (1718) con la statua del Santo e il fonte battesimale in legno dipinto; 37 stalli lignei dell'antico e pregevole coro eseguito da maestranze locali, il già citato monumento funerario della famiglia Sangineto attribuito allo scultore senese Tino da Camaino in cui campeggiano le allegorie della Fede,della Speranza e della Carità nonché la raffigurazione del San Giorgio che uccide il drago e una serie di Santi che circondano Filippo Sangineto nei panni di guerriero.
Conclude il patrimonio della cattedrale la tomba di Covella Ruffo (1447) nella quale sono evidenti gli elementi del linguaggio figurativo dei secolo XV-XVI e la sopravvivenza di stilemi medievali visibili nei caratteri gotici del monumento.
Adiacente alla chiesa è il convento dei Padri Domenicani, oggi sede del museo civico d'arte sacra, e un tempo donazione di Covella Ruffo proprio ai Padri per l'edificazione della chiesa; esso è costituito da corpi di fabbrica ben distinti di cui, quello a sud, rappresenta l'antico palazzo costruito da Covella Ruffo su un forte pendio mentre il resto, opera dei Padri Domenicani, rispecchia il modello e la Regola domenicana.
In effetti il complesso monastico presenta un bel chiostro quadrangolare porticato e su due livelli ove emergono pilastri in pietra squadrati e decorati con semplice capitello così come è ravvisabile nell'ingente numero dei conventi domenicani della Calabria.
Infine, tra le pagine della sua storia si ricorda la presenza di Tommaso Campanella che ivi si rifugiò.
Nel cuore del borgo di Altomonte si trovano numerosi elementi del patrimonio artistico che la rendono un unicum nel territorio calabrese, e non; tra essi la chiesetta di San Giacomo Maggiore, di antiche origini bizantina, il cui assetto odierno è dovuto ad una serie di rifacimenti.
La chiesa è a pianta quadrata e nella piccola facciata campeggia il portale litico incorniciato in un arco a tutto sesto (1742); nell'invaso, invece, colpiscono la navata con cappelle laterali e la zona absidale le quali differiscono sia per altezza sia per la tipologia della copertura mentre, da un punto di vista propriamente decorativo, pregevoli sono gli stucchi realizzati sotto la direzione del napoletano Gesummaria.
Sede del Municipio è il convento di San Francesco di Paola che presenta un bellissimo chiostro porticato attorno al quale si sviluppa l'edificio e che, durante la dominazione francese, fu la residenza del generale Nicola Filiberto Desvemois e in seguito trasformato in Municipio.
La chiesa annessa, dedicata a San Francesco di Paola, fu edificata a partire dal 1635 allorquando San Francesco di Paola fu proclamato patrono della città e sorge sui resti di un'antica cappella di ius patronato della famiglia Campolongo dedicata al santo paolano.
Trattasi di un altro scrigno di opere d'arte nel quale suggestivi e recentemente riscoperti, sono gli affreschi eseguiti dal pittore mormannese Genesio Galtieri, artista prolifico e poco noto della provincia di Cosenza che in questo edificio ha lasciato pregevoli segni della sua bravura: San Francesco attraversa lo stretto sul suo mantello, San Francesco che guarisce un bimbo deforme e cieco e altri miracoli di San Francesco.
La chiesa, ristrutturata nel 1770 per munificenza della famiglia Sanseverino -come si evince da lapidi commemorative- fu eretta secondo la regola dei Padri Cappuccini con navata unica e abside quadrata.
Il castello feudale o del Principe, fu edificato nel XII secolo e rimaneggiato dal Pallotta; esso fu la dimora privata di tutte le famiglie che dominarono Altomonte e noto in passato per la sua importanza militare e difensiva all'interno del circuito di torri e castelli della provincia.
Il castello, davanti il quale si trova la piazza detta "Il Vaglio", sede delle assemblee del popolo, conserva una loggia a tre arcate e preziose testimonianze (feritoie, mensole ecc.) della sua originaria funzione.
Di particolare importanza è inoltre la Torre Pallotta, secondo alcuni edificata da Guglielmo Pallotta, signore di Brahalla, nel XIII secolo ma probabilmente risalente al 1052 il che si deduce dalla forma quadrata e massiccia tipica delle coeve costruzioni normanne.
Certamente i lavori di maggiore rilievo furono intrapresi dal Pallotta e, tra essi, restano visibili le antiche bifore in pietra di tufo scolpite ad archi ogivali di chiaro stile gotico ed altri pregevoli elementi artistici.
Altomonte è anche la città dei palazzi nobiliari, oggi utilizzati in occasione di convegni e matrimoni ed impreziositi dalla cornice nella quale si ergono e dalla storia che li contraddistinse.
Tra i principali il palazzo Coppola, il palazzo Pancaro, ottocentesco, il palazzo Scaramuzza, il casino di Serragiumenta fatto edificare nel 720 da Giovanfrancesco Sanseverino ed il palazzo Giacobini abitato un tempo dagli agenti feudali dei Sanseverino e sede di una distilleria nota per la produzione di raffinati liquori esportati in tutta Europa.
La preziosità delle chiese, dei palazzi, dei musei (il Museo civico d'arte sacra, il Museo Azzinari, il Museo aziendale Moliterno, la collezione Artuso in piazza Tommaso Campanella, il Museo dell'Alimentazione e il Centro Espositivo L. Grosso) e delle vie del centro storico di Altomonte, annoverato fra i "Borghi più belli d'Italia", si uniscono a bellezze naturalistiche di eccezionale rilevanza: l'area del Farneto, ad esempio, un tempo dei Principi Sanseverino, sorta come loro riserva di caccia e comprendente circa 4000 ettari di bosco ed un laghetto artificiale in cui si pratica la pesca sportiva.
Testi e foto tratti da provincia.cs.it/retemuseale
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