Museo delle bambole e del costume arberëreshë - Frascineto
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La città di Frascineto ospita importanti musei che rivalutano l'evidente patrimonio artistico e storico-sociale della
locale etnia albanese.
Il Museo del Costume di Frascineto rivaluta e diffonde la grandiosa manifestazione dell'identità albanese attraverso una
ricca esposizione di costumi; esso si presenta diviso in due sezioni topologiche: gli albanesi nel Sud Italia e quelli
in Albania, ed è caratterizzato dallo studio e dall'attenta analisi rivolta ad ogni minimo dettaglio relativo agli abiti
ed ai costumi dell'etnia arbëreshë.
L'arte del ricamo in oro, il numero degli elementi presenti sulle vesti (femminili e maschili, quotidiani e della festa ecc.)
e la tipologia di questi elementi (dalle balze, ai veli, ai tulle, ai copricapo, alle cinture ecc.) erano, e lo sono
tuttora, utili per individuare lo stato civile e il ceto sociale dei personaggi.
Il museo del costume offre un ampio percorso suddiviso in base alle 7 immigrazioni che si susseguirono in Italia a partire
dal 1440-1448 e che coinvolsero i territori di Cosenza, Catanzaro, Crotone oltre che la Sicilia, il Molise e l'Abruzzo.
I pezzi sono stati realizzati dalle "Piccole Sorelle", ordine di suore pauperistico, e si alternano a foto storiche
dell'etnia (alcune delle quali al Museo dell'Uomo di Parigi) e da pezzi di vesti originali dell'etnia albanese.
La prima parte del percorso affronta la migrazione nella Piana degli Albanesi, in Sicilia, ed in essa si vedono abiti
sfarzosi con le peculiarità del cinturone in filigrana argentata e tulle nero -sintomo dell'influsso della dominazione
spagnola in Sicilia- e del copricapo -evidente lascito della dominazione araba-.
La seconda migrazione, e dunque la seconda parte del percorso musivo, è quella del Molise (1460-1462) nelle cui vesti
si accorcia la gonna e si diversifica con accentuati tratti geometrici e colori pastello.
Alcune bambole del percorso denotano le attività (soprattutto artigianali e tessili) che le donne svolgevano nella
quotidianità ed i relativi abiti ne sono ulteriore, emblematica, testimonianza.
A metà del percorso musivo è esposto il busto-ritratto dell'eroe nazionale Giorgio Kastriota Scandebeerg (1405-1468) che
morì all'inizio della terza migrazione degli albanesi in Italia, proprio quella effettuata nei 30 paesi della provincia di
Cosenza (Spezzano albanese, Vaccarizzo, Civita, Frascineto, San Demetrio Corone ecc.).
In queste comunità l'abito è un evidente, e sempre maggiore, elemento di diversificazione sociale. Si amplia la gamma
degli accessori e aumentano le implicazioni culturali, le influenze, le contaminazioni e il dialogo con le culture locali
(che sarà necessario approfondire con gli studi di gruppi scientifici di ricerca sul tema) fattori che determinarono
continui cambiamenti negli abiti e nei costumi e che sono alla base del persistere della tradizione albanese, in alcune
zone, e della sua totale scomparsa, in altre.
Tra le bambole delle comunità in provincia di Cosenza, quelle di San Demetrio (dove il Collegio Corsini di Sant'Adriano
consentiva non solo la persistenza ma anche lo studio e l'approfondimento della lingua, dei riti e delle tradizioni
anche liturgiche dell'etnia) evidenziano l'importanza degli accessori (colli ad uncinetto e in tulle).
La quarta migrazione fu del 1534 in provincia di Catanzaro; la quinta del 1647 e la sesta migrazione fu a Villa Badessa
in Abruzzo dove si assiste nuovamente -il che è testimoniato dai costumi presenti nel museo- da un accorciamento della
gonna.
La sezione recentemente inserita nel museo, quella della Shqiperia, ovvero delle tradizioni albanesi in madre patria,
denota l'importanza del ceto sociale e la ricchezza e sfarzosità delle vesti dell'aristocrazia.
Testi e foto tratti da provincia.cs.it/retemuseale
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